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Religione e cultura

XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C (Lc 12,49-53) 14 AGOSTO 2022

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,49-53)
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

“Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.”
Come vivere questa Parola?
Se ancora in Pietro e negli apostoli poteva esserci l’idea che stare con Gesù fosse un privilegio, credo che queste sue parole abbiano dissipato ogni dubbio e aperto l’orizzonte su una sequela autentica. Gesù predica la pace, la beatitudine, la comunione… ma porta la divisione: il Regno di Dio è connotato da una violenza che non ha nulla a che fare con la guerra e le sopraffazioni di cui sono pieni i libri di storia. È la violenza dello scegliere, della radicalità delle prese di posizione. È la non accettazione di compromessi, venissero chiesti anche da chi ci è più caro e a cui andrebbe la nostra obbedienza. Non è esattamente una parabola quella di Gesù in questo paragrafo: egli descrive in modo plastico, con metafore, il suo desiderio (“Sono venuto a gettare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso!”), dopodiché usa un paio di immagini frequenti nell’antico testamento per dare corpo al fuoco che accenna.
Tutto per dire che la sua pace, la sua beatitudine non sono da scambiare con melense immagini che nascono più da pigrizia e superficialità. Si basano sulla integra volontà di esprime l’immagine di Dio in noi e di rispettare, amare e far emergere l’immagine di Dio impressa negli altri.
Signore, fa’ che non abbiamo timore a dichiarare la nostra appartenenza a te. Custodisci chi ancora oggi perde la vita per te, nelle tante persecuzioni che oggi si realizzano nel nostro mondo.
La voce di Papa Francesco
“Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).”

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C (Lc 10,25-37) 10 LUGLIO 2022

TESTO-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc, 10,25-37)
Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il dottore della legge voleva trascinare Gesù nei dibattiti tipici dell’epoca: “Qual è il più grande dei seicentotredici precetti della legge?”. “E chi è il mio prossimo?”. Gesù orienta la conversazione in modo tale da precisare ciò che è più importante nella vita dei suoi discepoli: l’amore per Dio e per il prossimo, compresi i nemici. È il dottore della legge stesso che risponde alla prima domanda. Ma chiede ancora: “E chi è il mio prossimo?”. Per la mentalità dell’epoca, il prossimo non poteva essere né il pagano, né il samaritano, né uno qualsiasi. Alla seconda domanda, Gesù risponde con una parabola. Il samaritano non discute di problemi complessi di teologia, non chiede chi sia mai quell’uomo mezzo morto, semplicemente gli porta soccorso. “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Ciò significa: “Il tuo prossimo è ogni uomo che ha bisogno del tuo aiuto, del tuo amore, della tua misericordia. Non chiedere chi sia il tuo prossimo, sii piuttosto vicino a chi si trova in disgrazia, fosse anche un tuo nemico!”. Il samaritano sarà per me un esempio? Ecco ciò che sembrava assurdo al dottore della legge. I Giudei consideravano apostati i Samaritani. Provavano ostilità e ripugnanza nei loro confronti, come del resto i Samaritani verso i Giudei. I dottori della legge, poi, non volevano che si mostrasse loro benevolenza. Ecco che Gesù unisce nell’amore la famiglia umana dispersa e divisa dal muro di separazione (Ef 2,14).
È istruito, il dottore della Legge, sa disputare di sottigliezze teologiche con i rabbini. Nella selva degli oltre seicento precetti che ogni devoto israelita era chiamato ad osservare era difficile dipanarsi, provare a fare una graduatoria. Così lo scriba cerca di coinvolgere Gesù in una discussione da scuola rabbinica ma con scarsissimi risultati. La conclusione cui arriva Gesù è molto simile a quanto altri, il rabbino Hillel, ad esempio, avevano elaborato. Ma la differenza è palese: per lo scriba si tratta di un esercizio di intelligenza, di una riflessione teologica. Gesù, invece, lo invita a scendere dallo scranno e a riflettere: è inutile chiedersi chi si debba considerare “prossimo” ma occorre aprire il proprio cuore all’accoglienza di ogni uomo, diventando “prossimo”. Il nemico giurato degli ebrei, un samaritano, si rivela l’unico “prossimo” del poveraccio malmenato dai briganti. Gesù invita il povero scriba, e noi, a smetterla di fare dei bei ragionamenti e di metterci davvero in gioco. Finché la fede resta esercizio retorico e non si cala nella realtà polverosa e sanguinolenta, sudaticcia e affaticata, non potremo certo capire la forza innovativa del messaggio di Gesù…

Lc, 10,25-37

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C DOMENICA DI PENTECOSTE (Gv 14,15-16.23-26) 5 GIUGNO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 14,15-16.23-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei Comandamenti; e Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio Nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che Io vi ho detto». Parola del Signore.

Sequenza
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

RIFLESSIONI

Lo Spirito Santo che ha agito potentemente sugli Apostoli nel Cenacolo, trasfigurandoli nel loro essere, non riesce ad operare meraviglie di Grazie nel mondo perché i cuori sono già troppo intasati di tanti idoli e vizi che si oppongono a Dio.
Sono incalcolabili i comportamenti avversi al Vangelo, c’è chi li commette volontariamente, chi per distrazione, altri per debolezza. Lo Spirito Santo non opera la sua azione santificante in tutti allo stesso modo, proprio per l’indisposizione.
La verità del Vangelo è molto evidente: lo Spirito Santo opera dove trova accoglienza, cuori puri, una Fede vissuta, l’adorazione di Lui.
Altrimenti non opera, non può agire né essere presente in coloro che calpestano i Comandamenti e non si interessano della Parola di Dio. Agisce poco nei credenti che curano poco la loro vita spirituale, nonostante le preghiere e la Messa festiva.
Questa è la verità che dobbiamo sapere, altrimenti si vive illusoriamente una Fede vuota, inesistente, all’insaputa di Dio…
Però, lo Spirito Santo continua la sua azione e cerca di illuminare i credenti, anche quelli che sbagliano e non curano la loro Fede ma senza malizia. L’azione dello Spirito Santo però non è un’azione permanente, in quanto, quando si trascura intenzionalmente Dio e si rifiuta il suo aiuto, sarà molto difficile ricominciare un cammino di Fede.
Oggi Gesù ci dice che lo Spirito Santo opera, ispira, guida, solamente i credenti che osservano la sua Parola. Dove non si osserva il Vangelo o viene manipolato per interessi umani e settari, è indubitabilmente assente l’ispirazione divina.
Questo passaggio è delicato e và valutato seriamente.
Per lasciare operare lo Spirito Santo, innanzitutto occorre la retta intenzione, ma non solo, bisogna fare molta attenzione a non seguire le teorie moderniste dei teologi che inneggiano ad una rivoluzione nella
Chiesa, quando Gesù ha definitivamente detto che la sua Parola non cambierà mai. “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35).
È semplice capire chi ama veramente Gesù da chi invece vuole utilizzare Dio per i propri scopi. Tutti i cristiani dovrebbero amare Gesù, e il vero amore esiste se si obbedisce alla sua Parola, altrimenti è tutto inutile.
C’è chi si illude di amare Gesù mentre vive in opposizione a Lui, c’è chi tradisce intenzionalmente Gesù e non vuole mostrarlo a nessuno, ricorrendo magari a strategie di impegno pastorale o parrocchiale o altro ancora.
Ma Gesù vede tutto, conosce perfettamente i cuoi di tutti noi!
Non si può costruire la casa spirituale sulla sabbia, è un fervore che dura poco e poi svanisce.
Oppure dura anche trent’anni e poi la bramosia del potere o del denaro fa perdere l’obiettivo iniziale. Esempi ne esistono a milioni, o miliardi se si valutano i duemila anni di Cristianesimo. Non c’è la presenza dello Spirito Santo quando si dubita della Chiesa o si vuole formare una fede personale.
Non dobbiamo credere con leggerezza a tutto quello che si ascolta, ogni affermazione deve ponderarsi e se si tratta della nostra spiritualità dobbiamo ricorrere al Catechismo della Chiesa del 1992. Il confronto è indispensabile per tutelare la nostra Fede e camminare nella Verità rivelata da Gesù Cristo.
La discesa dello Spirito Santo come una nuova Pentecoste, dovrebbe avvenire in ogni famiglia, e se non è possibile per il contrasto di qualcuno, bisogna desiderare e chiedere con insistenza la sua discesa su tutti i familiari.
Chiedete ogni giorno allo Spirito Santo di visitare le vostre famiglie, adoratelo ed invocate la sua presenza nelle vostre case.
Solo la presenza dello Spirito Santo permette al credente di imitare Gesù, di agire e amare come Lui, di perdonare come Lui.
L’azione dello Spirito Santo passa sempre attraverso la sua amatissima Sposa, infatti nel Cenacolo prima rimase sospeso sopra la testa della Madonna per poi posizionarsi sopra gli Apostoli. Sulla Vergine Maria discese per la seconda volta la potenza dello Spirito Santo, la prima era avvenuta nell’Annunciazione, quando Lui aveva fecondato la futura Madre di Dio.
Chiedere i doni dello Spirito Santo è un dovere per un cristiano, bisogna chiederli per imitare umilmente il Signore e non per gloriarsi, come fanno quelli che in realtà non hanno questi doni. Chi li ha, non si vanta né desidera manifestarli per non svelare i segreti del Re.
“Vieni Spirito Santo, vieni per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, tua Sposa amatissima”.

IV DOMENICA DI PASQUA ANNO C. (Gv 10,27-30) 8 MAGGIO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 10,27-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Poche parole racchiudono Verità da conoscere e approfondire con molto interesse. È l’interesse per la Parola di Dio a contraddistinguere i veri seguaci cristiani dai superficiali. L’interesse indica una particolare attrazione verso qualcosa o qualcuno.
In tutte le cose utili bisogna trovare un interesse particolare, inteso come coinvolgimento e attrattiva, per il valore della persona o di un oggetto. Il distacco manifestato da molti cristiani da Gesù e dal Vangelo, manifesta la mancanza di interesse.
Ciò che si ama veramente si segue con molta attenzione, si conosce profondamente, si obbedisce a colui che ha autorità.
Gesù oggi inizia con queste parole: “Le mie pecore ascolta­no la mia voce”. L’ascolto è il primo atteggiamento che si deve manifestare quando bisogna stabilire un dialogo, perché non si deve solo parlare o chiedere, davanti a Dio è più vantaggioso ascoltare.
Quando si ascolta qualcuno significa dirgli: tu sei importante, meriti tutta la mia attenzione. Questa considerazione però ci lascia amareggiati considerando il poco ascolto che l’umanità presta a Dio. Anche tra i cristiani non va meglio.
Questo dato indica che oggi Dio interessa poco, o forse interessa solo quando c’è un bisogno e ci si ricorda della sua esistenza.
Così agiscono molti cristiani e si scoraggiano quando cercano di pregare ma con difficoltà e non riescono ad entrare nella preghiera. Per pregare bene è indispensabile stabilire un contatto spirituale, ma se non si è esperti e non si riesce ad aprire il cuore, non c’è gioia e tutto diventa pesante.
In questa società crudele e divoratrice dei valori umani, esiste in minima parte l’ascolto di Dio, mentre è pressoché assente un servizio importante e di estrema delicatezza che è l’ascolto degli altri. Neanche tra familiari c’è la capacità di ascoltare l’altro, e molti arrivano ad ascoltare solo dopo molti fallimenti o iniziative sbagliate.
Lo stesso avviene con Gesù: Lui parla da duemila anni ma l’uomo prima di ascoltarlo deve compiere molti errori e sbattere la testa!
L’aspetto incredibile è che Gesù ci dona quanto è indispensabile per la nostra realizzazione, per vivere sempre nella gioia e nella pace interiore, nonostante le dure prove della vita. Tutto possiamo superare insieme a Lui, mentre l’uomo da solo può raggiungere gratificazioni umane che non danno la vera felicità.
Dovremmo restare ad ascoltare Gesù ogni giorno con grande premura, invece si corre, corre, corre, e per Lui non c’è mai tempo per andarlo a trovare ogni giorno davanti al Tabernacolo e ringraziarlo. Niente e nessuno potrà mai darci quanto ci dona Gesù in un istante!
Per arrivare ad ascoltare Gesù dobbiamo chiederci se Lui merita di essere ascoltato. Approfondiamo questo importante aspetto. Non solamente il Vangelo ma la storia di duemila anni di Cristianesimo ci dicono che il Signore ha compiuto miliardi di miracoli e che Lui è in modo assoluto Dio.
Un Dio Amore che può tutto, interessato ad ognuno di noi come mai nessuno ha fatto e ha sempre il desiderio di aiutarci e renderci felici.
Gesù è veramente l’unico a meritare il nostro ascolto insieme all’obbedienza. Gli uomini dobbiamo ascoltarli, almeno nelle cose giuste e moralmente sane, ma a Gesù dobbiamo obbedienza e per non sbagliare è opportuno conoscere i Comandamenti.
Quando preghiamo, noi ascoltiamo Dio, molto spesso però la sua voce non la percepiamo per il poco interesse che prestiamo alla preghiera stessa. Pregare è parlare con Gesù e la Madonna, le Loro risposte forse non arrivano subito, ma se Li ascoltiamo operando bene e praticando le virtù, sarà facile ottenere quanto desideriamo.
Gesù ha dato la sua Vita per ognuno di noi, non dimentichiamo di mettere la nostra vita nella sua volontà e nel suo Cuore!

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO C. (Lc 15,1-3.11-32) 27 MARZO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La preghiera del funzionario del re deve essere presa come manifestazione di fiducia, è una supplica umile e sicura dell’intervento di Gesù: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Scendi, quindi vieni presto, perché la tua presenza lo salverà. “Chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire”, la sua richiesta era insistente, adorante e fiduciosa.
La risposta di Gesù ci permetterà di introdurre un tema dibattuto in questi giorni: “Va’, tuo figlio vive”. In effetti il figlio fu perfettamente guarito all’ora indicata dal Signore.
Oggi il Vangelo ci mostra come la Fede autentica apre il Cuore di Gesù e ottiene quanto viene richiesto. Quanti vivono senza Dio e si illudono di vivere nella verità? Molti sono in buonafede, non si accorgono del dramma che vivono e dei dispiaceri che danno agli altri. Altri invece sono contenti di rifiutare Dio.
Nel Vangelo leggiamo che il padre del ragazzo agonizzante credette, gli bastò sentire “la parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”. Non dubitò: questo ha rallegrato enormemente il Signore. Non ha insistito sprecando parole perché conta la Fede.
Molte parole con poca Fede non ottengono nulla, poche parole piene di Fede spostano le montagne!
“Tuo figlio vive!”. Non sarebbe bello per tutti voi sentire che vostro padre o madre, figlio, figlia, nonni, parenti ed amici, vivono in Dio, che sono rinati a nuova vita e che li condurrà alla salvezza eterna?
“Tuo figlio vive!”. Chiediamo con Fede e costanza a Gesù di far rinascere nello Spirito i nostri cari lontani dalla Grazia di Dio.
Gesù apprezza queste invocazioni. 

EPIFANIA DEL SIGNORE ANNO C (Mt 2,1-12) 6 GENNAIO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Siamo in cammino custodi della rivelazione del mistero di Dio
Andiamo al di là del ricordo e la tradizione
La solennità dell’Epifania rischia di essere vissuta da noi come il ricordo della scenetta dei re Magi che arrivano a Betlemme, guidati dalla stella cometa, e fecero un grande viaggio per adorare il bambino Gesù. Nei nostri presepi i bambini mettono le statuette dei Magi, viviamo una dolce emozione e poi tutto finisce li.
Come per il Natale con Babbo Natale, così la Befana viene a imporsi come un parallelo festivo alla solennità religiosa, con la gioia di tutti i bambini, che in Italia, ricevono la calza delle caramelle. Finita l’epifania, sono finite le feste natalizie, si consumeranno gli ultimi pandori e panettoni e si ritornerà al duro ritmo di vita di ogni giorno.
Andiamo oltre il ricordo e la tradizione! La parola “Epifania” significa “rivelazione”, “manifestazione”. Siamo qui per celebrare una misteriosa manifestazione, puntando il nostro sguardo al bambino Gesù.
Siamo in cammino e custodiamo i misteri più profondi della rivelazione di Dio nella nostra storia.
I magi rappresentano tutti i popoli stranieri, che non appartengono al popolo di Israele. Il popolo di Israele invece è rappresentato attraverso l’immagine della città di Gerusalemme. Gerusalemme è avvolta di luce e per questa luce tutti i popoli, immersi nelle tenebre, fanno una processione verso di essa.
Nel Vangelo Gerusalemme appare avvolta nelle tenebre di un turbamento: «Il re Erode, all’annuncio dei magi che cercavano il re dei Giudei che è nato, rimase turbato e con lui tutta Gerusalemme» I magi non appartengono al popolo di Israele, vengono da oriente. Noi ci identifichiamo in loro, perché non siamo del popolo di Israele. Rappresentano tutti i popoli e quindi anche noi.
L’apostolo Paolo ci aiuta ad andare più in profondità. Paolo parla di una misteriosa rivelazione (Epifania), non manifestata agli uomini delle precedenti generazioni, ma rivelata a tutti i cristiani (i santi) nel presente per mezzo dello Spirito Santo. In cosa consiste questa misteriosa rivelazione? «I pagani (gentili) sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo.
Guardando allora alla figura dei magi, ci domandiamo: chi siamo noi cristiani?
Siamo persone in cammino, in costante atteggiamento di ricerca e di conversione. Sentiamoci camminanti, pellegrini, ricercatori della verità come lo furono i magi! Non rinunciamo al nostro camminare, non accontentiamoci di quattro nozioni di catechismo, di una partecipazione tradizionale ai sacramenti, di un senso di appartenenza liquido nei confronti della nostra comunità, di una preghiera superficiale.
Siamo in cammino come i magi, custodi di due grandiosi misteri che sono simbolizzati nei tre doni: la mirra, l’incenso e l’oro. Li abbiamo ricevuti per tradizione, ma sono preziosissimi e li vogliamo offrire a Gesù in adorazione tutte le volte che veniamo in chiesa per celebrare l’Eucarestia. Si perché Maria, senza la figura di Giuseppe, nel Vangelo, rappresenta la Chiesa che genera oggi il Figlio al mondo.
Siamo custodi del mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù e del mistero della cristificazione di tutte le situazioni del mondo.
La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù, perché quello era l’unguento usato per imbalsamare i morti e dare degna sepoltura ai corpi. Nel dono della mirra rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della morte di Gesù.
L’incenso ci ricorda il profumo della risurrezione, il profumo del giardino dove sta la tomba vuota. Nel dono dell’incenso profumato rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della risurrezione di Gesù.
L’oro ci ricorda la regalità del Cristo risorto, ci ricorda che tutto si ricapitola in Cristo, tutto è cristificato, tutto è stato creato per mezzo di Lui e in vista di Lui. La risurrezione di Gesù non è un ricordo, non è un far rinascere nel nostro cuore gli insegnamenti di Gesù per poi tentare di applicarli nella vita. La risurrezione di Gesù è reale. Gesù vive, è il signore della nostra storia e della storia dell’umanità, e noi viviamo per lui, con lui, in lui.
Siamo custodi del mistero della Santa Trinità che si rivela al mondo.
Attraverso la morte e risurrezione di Gesù, si svela tutta la grandezza del mistero della Santa Trinità. La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù…
L’incenso ci ricorda anche la nube dello Spirito Santo che copre con la sua ombra la Vergine Maria e genera il Verbo di Dio nel suo grembo con tutta la sua potenza. La stessa potenza dello Spirito dà la vita eterna al corpo martirizzato di Gesù, che era stato messo nel sepolcro.
L’oro ci ricorda la gloria del Padre, che si rivela tutta nel mistero della venuta del Verbo di Dio fatto carne, morto e risorto per noi, e si riversa, con il dono dello Spirito Santo, nella vita di ciascuno di noi, perché la gloria di Dio sia anche l’uomo vivente, l’uomo riscattato e rispettato nella sua dignità di figlio amato del Padre.
Siamo coscienti di questa custodia?
Se il mistero della morte e risurrezione di Gesù non incide affatto nella nostra vita quotidiana, non siamo come i magi, non siamo più in ricerca, in cammino e non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo.
Facciamo ancora fatica a comprendere che tutto è cristificato, che Gesù risorto è vivo e presente anche nelle situazioni di dolore, di sofferenza, di guerra, nelle disgrazie. Ma continuiamo a camminare e sperare che la luce risplenda all’orizzonte, quando siamo nelle tenebre e nei turbamenti della vita.
Se il mistero della Santa Trinità non ci attrae e non facciamo nulla per contemplarlo con la preghiera orante della Parola di Dio, non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo. Facciamo ancora tanta fatica a comprendere che ogni essere umano è figlio amato del Padre, che la gloria di Dio è l’uomo vivente. Ma da questa comunione con il mistero della Trinità Santa che si rivela a noi per mezzo di Cristo, fondiamo tutte le nostre azioni di carità, di condivisione, di accoglienza, di rispetto dei poveri di questo mondo.

II DOMENICA DOPO NATALE ANNO C (Gv 1,1-18) 2 GENNAIO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’evento dell’incarnazione del Verbo è la rivelazione perfetta e insuperabile del mistero di Dio. È nella “storia del Verbo” (san Bernardo) che l’uomo può vedere la gloria di Dio e così la vita eterna è già donata all’uomo, mentre ancora vive nel tempo.
Il disegno misterioso di Dio sull’umanità ora è pienamente svelato: a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. L’uomo è chiamato a divenire partecipe della stessa filiazione divina del Verbo: ad essere nel Verbo Incarnato figlio del Padre. E il Padre genera nel Verbo Incarnato anche ogni uomo e in lui vede e ama ogni persona umana. È la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana, della singolare preziosità di ogni uomo.

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO (Gv 18,33-37) 21 NOVEMBRE 2021

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 18,33-37)
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Per festeggiare Cristo, re dell’universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l’accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell’oblio. Chi dei due è re? Quale dei due può rivendicare un potere reale (Gv 19,11)? Ancora una volta, secondo il modo di vedere umano, non si poteva che sbagliarsi. Ma poco importa. I giochi sono fatti. Ciò che conta è il dialogo di questi due uomini. Pilato non capisce niente, né dei Giudei, né di Gesù (Gv 18,35), né del senso profondo del dibattito (Gv 18,38). Quanto a Gesù, una sola cosa conta, ed è la verità (Gv 18,37). Durante tutta la sua vita ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l’uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l’errore sono mortali. Ecco cos’è essere re dell’universo: entrare nella verità e renderle testimonianza (Gv 8,44-45). Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se “ascoltano la sua voce” (Gv 18,37). È veramente re colui che la verità ha reso libero (Gv 8,32).

Sacro Cuore di Gesù

III DOMENICA DI PASQUA ANNO B. (Lc 24,35-48) 18 APRILE 2021

https://teresina1.myblog.it/2020/11/07/xxxii-domenica-del-tempo-ordinario-anno-a-mt-251-13-8-novembre-2020/

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 24,35-48)
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù, venendo nel mondo, aveva come scopo ultimo della sua vita la salvezza dell’umanità. Per questo, oltre che preoccuparsi di operare la salvezza degli uomini per mezzo della sua passione, morte e risurrezione, provvide a far giungere la salvezza a tutti i popoli della terra per mezzo dell’opera della Chiesa. A tale scopo, fin dall’inizio della sua vita pubblica, si scelse dei discepoli perché stessero con lui, perché, vivendo con lui, seguendo i suoi esempi e le sue istruzioni, fossero formati per diventare suoi testimoni qualificati tra le genti. Gesù li formò innanzitutto alla sottomissione alla volontà del Padre, cioè all’amore della croce e allo svuotamento di se stessi (Mt 16,24-25) e li consacrò alla salvezza delle anime (Gv 17,18-20). Apparendo ai suoi apostoli, dopo la sua risurrezione, Gesù completò la formazione e l’insegnamento dato ai suoi discepoli; rivelando loro la verità del Vangelo, dette una pratica dimostrazione della realtà della vita eterna. Aprì in tal modo le loro menti alla comprensione delle Scritture e dei suoi insegnamenti, per renderli suoi testimoni autentici (cf. At 2,21-22), perché per mezzo loro la sua salvezza arrivasse a tutti gli uomini. Ogni cristiano oggi è chiamato a diventare un testimone autentico di Gesù, rivivendo in se stesso il mistero pasquale. La sua formazione cristiana è completa quando la sua vita si apre generosamente all’opera di evangelizzazione e di salvezza dei fratelli.

I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 1,12-15) 21 FEBBRAIO 2021

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il Vangelo di Marco comincia con una semplice affermazione: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Giovanni Battista, che aveva annunciato la sua venuta come imminente, battezzò Gesù nel Giordano e in quell’occasione lo Spirito diede testimonianza di Gesù. Marco accenna soltanto al periodo nel deserto e alla tentazione. È il preludio all’inizio del ministero pubblico di nostro Signore. Il suo primo richiamo, che ci viene ripetuto questa domenica, è: “Convertitevi e credete al vangelo”. Egli comincia proprio da quello che era stato il punto centrale dell’insegnamento di Giovanni Battista.
La Quaresima è soprattutto un periodo di riflessione sui misteri della nostra redenzione, al cui centro sono l’insegnamento e la persona di Gesù Cristo. Il Salvatore ha assunto forma umana, cioè quella che è la nostra condizione, e non è nemmeno stato risparmiato dall’esperienza della tentazione. Nella sua natura umana, Gesù ha vissuto in prima persona cosa significhi respingere Satana e porre al primo posto le cose divine. Il nostro Signore e il nostro Dio è in tutto nostra guida e modello.
Cercare di conoscere Cristo significa anche prendere coscienza di quel nostro bisogno di cambiamento di vita che chiamiamo “pentimento”. In particolare è mediante la liturgia della Chiesa che ci avviciniamo a Cristo e facciamo esperienza della sua presenza in mezzo a noi.
Nella liturgia, diventiamo “uno” con Cristo nel mistero grazie al quale egli ha riscattato il mondo.

I DOMENICA DOPO NATALE ANNO B. (Lc 2,22-40) 27 DICEMBRE 2020

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Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,22-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

Forma breve

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22.39-40)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Incredibile! Gesù, la sorgente di vita, il Redentore, la luce dei non credenti, l’onore di Israele, è destinato ad essere un segno di contraddizione; egli che è chiamato a portare la redenzione dovrà, nello stesso tempo, essere la spina che provocherà la perdita di molti uomini. E colei che ha dato alla luce il Redentore, che ha unito in sé l’amore di Dio e quello dell’uomo, è destinata a sopportare il dolore della spada che trapassa il cuore!
Tutto ciò sembra strano, eppure è stato proprio così: l’incredibile è successo.
La profezia di Simeone si compie nella sua totalità nei secoli.
Il cuore di Maria ha conosciuto il dolore di sette spade che lo trapassavano quando lei tremava per la vita del Bambino durante la fuga in Egitto; quando lo vedeva sfinito, non compreso, umiliato nel suo apostolato; quando venne arrestato, processato, torturato, e quando lo accompagnò nella via della croce, vedendolo soffrire e morire sulla croce. Ancora oggi Maria continua a soffrire con noi quando pone il suo sguardo sulle nostre pene e sulle nostre sofferenze, continua a soffrire con noi che rischiamo, coi nostri peccati, di perderci.
È raro vedere un ritratto o una statua della Madonna sorridente, mentre quasi in ogni chiesa vediamo rappresentata Maria addolorata.
Gesù è venuto dai suoi, ma i suoi non l’hanno accolto (Gv 1,6); ha portato la luce, ma il mondo è rimasto nelle tenebre. Gesù cercava la redenzione di tutti, ma molti l’hanno respinto, hanno lottato contro di lui. Per costoro è divenuto un segno di condanna. Per questo è segno di divisione: ognuno di noi porta in cuore delle contraddizioni e si scontra con degli ostacoli per seguire Gesù. Dobbiamo imparare ad accogliere il suo amore.
Noi tutti abbiamo nostalgia dell’amore. Ma la nostalgia non basta. Occorre che i raggi dell’amore ci raggiungano e si infiammino per divenire un grande fuoco che ci scaldi e che ci dia il coraggio di vivere e di sacrificarci in nome di Cristo, affinché la Madre di Dio possa guardarci non più con le lacrime agli occhi, ma col sorriso.

IV DOMENICA D’AVVENTO ANNO B (Lc 1,26-38) 20 DICEMBRE 2020

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«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Dopo la testimonianza di Giovanni Battista, ecco la testimonianza di Maria, madre di Dio, che ha serbato preziosamente in cuor suo le grandi cose che il Signore aveva fatto per lei. Il concepimento verginale di Cristo, così chiaramente esposto nel vangelo di oggi (Lc 1,34-35), non è un fatto isolato, una grazia a sé.
Ma non ci è presentato nemmeno come il modo più adatto per la nascita del Messia. Ci è dato come sicurezza che il figlio, nato da Maria, ” sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio “, perché “lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo “.
La nascita di Gesù dalla Vergine Maria non è una verità aggiunta alla verità dell’Incarnazione; è parte integrante di questo stesso mistero. E la divina condiscendenza, per mezzo della quale viene richiesto il consenso di Maria, perché possa realizzarsi il progetto divino, è ciò che san Paolo chiama la ” rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora… a tutte le genti perché obbediscano alla fede ” (Rm 16,25-26).

AVEMARIA

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A. (Mt 5,1-12) 1 NOVEMBRE 2020

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Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

NELLA FESTOSA ASSEMPLEA DEI SANTI RISPLENDA LA GLORIA DEL SIGNORE
E IL LORO TRIONFO CELEBRI I DONI DELLA SUA MISERICORDIA.
NELLA LORO VITA CI OFFRE UN ESEMPIO, NELL’INTERCESSIONE UN AIUTO,
NELLA COMUNIONE DI GRAZIA UN VINCOLO DI AMORE FRATERNO.
ESSI HANNO USATO IL TEMPO PER RAGGIUNGERE L’ETERNITA’

Un’unica festa per tutti i Santi, ossia per la Chiesa gloriosa, intimamente unita alla Chiesa ancora pellegrinante e sofferente. Oggi è una festa di speranza:

“L’ASSEMBLEA FESTOSA DEI NOSTRI FRATELLI”

rappresenta la parte eletta e sicuramente SAGGIA del popolo di Dio; ci richiama al nostro fine e alla nostra vocazione vera: la santità, cui tutti siamo chiamati non attraverso opere straordinarie, ma con il compimento SAGGIO e fedele della grazia del battesimo.

La festa di ognissanti, nota anche come tutti i santi è una solennità che celebra insieme la gloria e l’onore di tutti i santi e martiri, noti o ignoti. Seguita il due dalla commemorazione dei defunti o giorno dei morti.
La festa di tutti i santi, cosi come, la commemorazione dei defunti ci ricorda che il destino dell’uomo è la santità, è “gioire alla presenza di Dio nell’eternità”. Dal libro dell’apocalisse di san Giovanni Apostolo. Io, Giovanni, vidi una gran folla, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua; stava ritta davanti al trono e davanti all’agnello; indossavano vesti bianche e avevano palme nelle loro mani. E uno degli anziani disse: (essi sono quelli che vengono dalla grande tribolazione: hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’agnello. Per questo si trovano davanti al trono di Dio e lo servono notte e giorno nel suo tempio. Colui che siede sul trono distenderà la sua tenda sopra di loro: non avranno più ne fame ne sete; non li colpirà più il sole ne calore alcuno, poichè l’agnello che sta in mezzo al trono, li pascerà e condurrà alle sorgenti d’acqua viva; e Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi).

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 5,1-12)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A. (Mt 22,34-40) 25 OTTOBRE 2020

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Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

I farisei vivevano per meditare la legge, per capirla, per interpretarla. Alcuni sono riusciti a capire Gesù Cristo che ha detto a uno di loro che non era lontano dal regno dei cieli (Mc 12,34). E un altro fariseo, Paolo di Tarso, riuscì ad essere l’apostolo dei gentili. Ma tanti tra di loro, al contrario, rifiutavano il giovane Rabbi di Nazaret, e lo hanno messo a morte sulla croce… Interpretando la legge, i farisei ottenevano una casistica minuziosa che rendeva il giogo della legge insopportabile. Ed è per questo che non potevano capire Gesù che, secondo loro, infrangeva il riposo del sabato guarendo i malati il sabato, e anche dicendo che il Figlio dell’uomo era padrone del sabato e che questo giorno, così importante, era stato fatto per l’uomo, e non il contrario… (Mt 12,8; Mc 2,27). Gesù disfa il repertorio molto complicato dei precetti, e lo riassume nell’amore di Dio e del prossimo sopra tutto. Egli considera che questo è il primo comandamento, da cui tutti gli altri derivano… Di fronte a queste parole non possiamo fare altro che rivedere la nostra condotta, riconoscere i nostri errori e proporci in modo concreto di vivere per amore, di morire per amore.

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,15-21) 18 OTTOBRE 2020

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«Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’ipocrisia dei farisei e dei sadducei proclama la veridicità di Gesù, che essi cercano di cogliere nella rete di un dilemma sapientemente calcolato: o egli afferma che il tributo ad uno Stato straniero e idolatra è lecito, e perde la stima di coloro che non accettano il dominio romano; oppure dichiara che questo tributo è illecito, e apre la porta al suo processo con l’accusa di istigare la sedizione. “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare”. Gesù non è il capo di un movimento di rivolta: il suo discepolo deve compiere i suoi obblighi civici. È in questo modo che l’ha capito la prima Chiesa (Rm 13,1-7; 1Pt 2,13-17). Ma ciò che è importante e decisivo, e che non sembra preoccupare i farisei, è il seguito: “E a Dio quello che è di Dio”. Soltanto a Dio si devono l’adorazione e il culto, e né lo Stato né alcun’altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto esclusivamente a Dio. Il martirio è l’espressione suprema della resistenza cristiana di fronte al tentativo assolutistico del potere temporale di usurpare il posto di Dio (Ap 20,4).
A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena, “quasi che Dio non meriti alcun interesse nell’ambito del disegno operativo ed associativo dell’uomo” (Reconciliatio et paenitentia , 14). L’uomo può realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma “questo mondo finirà per ritorcersi contro l’uomo” (ivi , 18).

E1 BONGIORNO (11)

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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 22,1-14) 11 Ottobre 2020

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse: «Il Regno dei Cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Parola del Signore.

FORMA BREVI

TESTO:-

Dal Vangelo secondo Matteo (22, 1-10)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Come riuscirà la Chiesa, Sposa di Cristo, a presentare agli uomini del nostro mondo, della nostra società post-cristiana, l’incredibile invito del Padre alle nozze di suo Figlio? Come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati” un’umanità apparentemente senza appetito? Questo compito appassionante di tutta la Chiesa – questa nuova evangelizzazione – deve occupare tutti i figli del nuovo popolo di Dio. Ne va di mezzo la vita e la vita del mondo.
Sembra che annunciare l’invito con un nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati, forse uccisi. Ci saranno certamente quelli che rifiutano l’invito. Poco importa. C’è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l’invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate. Basta sapere che noi possiamo tutto in colui che ci conforta.
L’annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? Non c’è niente di più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A 9 AGOSTO 2020

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 14,22-33)
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La paura e la mancanza di coraggio rappresentano un notevole ostacolo ad una vita di fede e d’amore.
Anche noi, proprio come gli apostoli sulla barca, possiamo lasciarci paralizzare dalla paura, che ci impedisce di vedere quanto Cristo ci sia vicino.
Egli è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, ed è anche il Dio della natura, che comanda alle tempeste e a tutte le forze distruttrici: “Egli annunzia la pace… La sua salvezza è vicina a chi lo teme” (Sal 85,9-10); anche quando ci sembra di essere su una barca a “qualche miglio da terra e… agitata dalle onde, a causa del vento contrario”, egli non è mai lontano da ognuno di noi.
Come san Pietro, dobbiamo essere pronti a rischiare la nostra sicurezza e l’eccessiva preoccupazione per noi stessi, se vogliamo che la nostra fede si rafforzi. Cristo dice ad ognuno di noi: “Vieni”. Per rispondere e per andare a lui, a volte, dobbiamo attraversare le acque della sofferenza.
Che cosa succede, allora, quando, sentendo la forza del vento, cominciamo ad avere paura e ad affondare? Per superare la paura si deve seguire l’esempio di Gesù: “Salì sul monte, solo, a pregare”. La fede si rafforza solo con una pratica regolare della preghiera.

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 14,13-21) 2 AGOSTO 2020

Mt 14,13-21

 

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,13-21)
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

“Spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla”
Semplicità della nostra vita contemplativa: ci fa vedere il volto di Dio in ogni cosa, in ogni essere, dovunque e sempre! E la sua mano presente in ogni avvenimento ci fa compiere tutto – la meditazione e lo studio, il lavoro e il cambio, mangiare e dormire – in Gesù, con Gesù, per Gesù e facendolo a Gesù sotto lo sguardo amante del Padre, se restiamo sempre nella disposizione a riceverlo sotto qualsiasi forma egli arrivi.
Sono impressionata dal fatto che Gesù, prima di commentare la Parola di Dio, prima di annunciare le Beatitudini alla folla, ne ebbe compassione, fece guarigioni e diede loro da mangiare. E solo dopo ha cominciato a insegnar loro.
Ama Gesù con generosità, amalo con fiducia, senza guardarti indietro e senza problemi. Datti tutto a Gesù. Ti prenderà come strumento per compiere meraviglie a condizione che tu sia infinitamente più cosciente del suo amore che della tua debolezza. Credi in lui, rimettiti nelle sue mani con uno slancio di fiducia cieca e assoluta, poiché è Gesù. Credi che Gesù, e solo Gesù, è la vita; sappi che la santità non è altro che questo stesso Gesù che vive nel tuo intimo; allora sarà libero di porre la sua mano su di te.
Gesù è immerso nella preghiera, ha congedato la folla e ha dato ordine ai suoi di precederlo nell’altra riva del lago. È sera ed egli è ancora solo con Dio sul monte, mentre la barca con gli Apostoli e sballottata dalle onde. Càpitano le tempeste e si agitano le onde quando il Signore è lontano da noi e spingiamo la barca solo con le nostre povere forze. Sperimentiamo allora i nostri limiti, ci coglie la paura di affogare e di essere travolti dalle tempeste della vita. Il Signore non tarda a venire e viene dicendo chiaramente che egli è in grado di dominare le leggi della natura, egli può tranquillamente camminare sulle acque, che spaventano i discepoli ma che per lui sono un comodo tappeto. Comprendiamo lo stupore degli apostoli e le parole rassicuranti di Cristo che vogliono infondere coraggio e rimuovere la paura. Comprendiamo anche lo slancio di Pietro che vorrebbe imitare il suo Maestro per avere la certezza della sua presenza. Per camminare sulle acque come Cristo, occorre la fermezza della fede che fuga la paura, occorre credere alle parole del Signore e alle sue divine sollecitazioni anche quando le leggi della natura e la percezione immediata dei sensi ci distolgono dai pensieri e dai progetti divini. Il Signore Gesù va ancora ripetendo a ciascuno di noi, specialmente nei momenti di tempesta: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Lo ripete alla sua Chiesa e a tutti i suoi fedeli, forse particolarmente in questo momento della prova. 

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C (Lc 18,9-14)

Lc 18,9-14

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che noi tutti abbiamo la tendenza a compiacerci di noi stessi.
Forse perché pratichiamo molto fedelmente la nostra religione, come quel fariseo zelante, pensiamo di dover essere considerati “per bene”.
Non abbiamo ancora capito queste parole di Dio in Osea: “Voglio l’amore e non il sacrificio” (Os 6,6). Invece di glorificare il Padre per quello che è, il nostro ringraziamento troppo spesso riguarda ciò che noi siamo o, peggio, consiste nel confrontarci, in modo a noi favorevole, con gli altri. È proprio questo giudizio sprezzante nei confronti dei fratelli che Gesù rimprovera al fariseo, così come gli rimprovera il suo atteggiamento nei confronti di Dio.
Durante questa Quaresima, supplichiamo Gesù di cambiare radicalmente il nostro spirito e il nostro cuore, e di darci l’umiltà del pubblicano che invece ha scoperto l’atteggiamento e la preghiera “giusti” di fronte a Dio. Non comprenderemo mai abbastanza che il nostro amore è in stretta relazione con la nostra umiltà. La cosa migliore che possiamo fare di fronte a Dio, in qualsiasi misura ci pretendiamo santi, è di umiliarci di fronte a Dio.
Ci sono dei momenti in cui non riusciamo a rendere grazie in modo sincero; allora possiamo fare la preghiera del pubblicano, possiamo cioè approfittare della nostra miseria per avvicinarci a Gesù: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Gesù esaudisce sempre questa preghiera.
L’umiltà non ha niente a che vedere con un qualsiasi complesso di colpa o con un qualsiasi senso di inferiorità. È una disposizione d’amore; essa suppone che sappiamo già per esperienza che il nostro stato di peccatori attira l’amore misericordioso del Padre, poiché “chi si umilia sarà esaltato”. Essa suppone cioè che siamo entrati nello spirito del Magnificat.

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C Lc 16,1-13

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16,1-13)
Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.

Forma breve

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 10-13)
Gesù diceva ai discepoli: «Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Vi è prima una parabola e poi una serie di ammonimenti che commentano un elemento della parabola stessa e cioè l’uso del denaro. La parabola, come è ovvio, non loda il fattore perché è disonesto, ma perché ha la chiarezza e la decisione di imboccare l’unica via di salvezza che gli si prospetta. Si sa che l’arte di cavarsela è molto applicata nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo è molto meno nella grande impresa della salvezza eterna. Perciò Gesù ci rimprovera di essere più pronti a salvarci dai mali mondani che dal male eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perché fossimo salvati, fino a salire in croce per noi. Non ci decidiamo a credere che, se non portiamo il nostro peccato davanti a Dio, siamo perduti. Cominciamo le nostre Messe confessando i peccati che abbiamo commessi, ma usciti di chiesa ricominciamo a parlare di quelli altrui.
Un “test” decisivo dell’autenticità della nostra decisione cristiana è proprio l’uso del denaro.
Non è disonesta la ricchezza in sé, né maledizione la ricchezza esteriore. Ma lo è la ricchezza come idolo, innamoramento e progetto, come deformazione interiore del cuore e della mente, che vogliono a tutti i costi essere produttori di potenza e quindi di potere economico.
Occorre decidersi a scegliere: o mammona o Dio; cioè: o essere il signore per signoreggiare o servire il Signore e godere della sua onnipotenza d’amore.
C’è un solo modo di liberarsi dalla schiavitù della ricchezza: farsi “amici” per mezzo di ciò che si ha, cioè con l’impegno della solidale condivisione.

19 Maggio 2019 V DOMENICA DI PASQUA ANNO C Gv 13,31-35

 O

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 13,31-35)
Quando Giuda fu uscito dal Cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui. Se Dio è stato glorificato in Lui, anche Dio Lo glorificherà da parte sua e Lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un Comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

“Vi do un Comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come Io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.
Amiamo sempre e quando le tentazioni sono forti con maggiore intensità e fiducia.
Il duplice comandamento dell’amore
Il Comandamento dell’amore è un insegnamento lasciato da Gesù Cristo che costituisce il fulcro dell’etica cristiana. Ha un ruolo centrale nel Nuovo Testamento, dove il comandamento viene ribadito e declinato più volte e in formule diverse.
In tutti i vangeli sinottici è presente il duplice comandamento dell’amore, che ha la particolarità di unire l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo. L’insegnamento, che riprende in una sintesi originale alcuni passi dell’Antico Testamento, semplifica i numerosi precetti che regolavano la vita religiosa del tempo indicando una linea essenziale di condotta per i seguaci di Gesù. È noto anche come il “massimo comandamento” o “il comandamento più grande.

 Gv 13,31-35

14 APRILE 2019 DOMENICA DELLE PALME ANNO C Lc 22,14-23,56

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca.
(Lc 22,14-23,56)

TESTO:-
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».– Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.– Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».– Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.– Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto. Parola del Signore.

Forma breve

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca. (Lc 23,1-49)
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna

In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.(Qui si genuflette e si fa una breve pausa) Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo. Parola del Signore.

RIFLESSIONI,

Festeggiamo oggi l’entrata messianica di Gesù a Gerusalemme; in ricordo del suo trionfo, benediciamo le palme e leggiamo il racconto della sua passione e della sua morte. È il profeta Isaia con il suo terzo cantico sul servo sofferente di Iahvè che ci prepara ad ascoltare questo passo del Vangelo.
La sofferenza fa parte della missione del servo. Essa fa anche parte della nostra missione di cristiani. Non può esistere un servo coerente di Gesù se non con il suo fardello, come ci ricorda il salmo di oggi.
Ma nella sofferenza risiede la vittoria. “Egli spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce”. E, come il suono trionfale di una fanfara, risuonano le parole che richiamano l’antico inno cristiano sulla kenosi citato da san Paolo: “Per questo Dio l’ha esaltato al di sopra di tutto”. L’intera gloria del servo di Iahvè è nello spogliarsi completamente, nell’abbassarsi, nel servire come uno schiavo, fino alla morte. La parola essenziale è: “Per questo”. L’elevazione divina di Cristo è nel suo abbassarsi, nel suo servire, nella sua solidarietà con noi, in particolare con i più deboli e i più provati.
Poiché la divinità è l’amore. E l’amore si è manifestato con più forza proprio sulla croce, sulla croce dalla quale è scaturito il grido di fiducia filiale nel Padre.
“Dopo queste parole egli rese lo spirito”, e noi ci inginocchiamo – secondo la liturgia della messa – e ci immergiamo nella preghiera o nella meditazione. Questo istante di silenzio totale è essenziale, indispensabile a ciascuno di noi. Che cosa dirò al Crocifisso? A me stesso? Al Padre?

9 Aprile 2019 Martedì Della IV Settimana Di Quaresima Anno C Gv 8,21-30

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 8,21-30)
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Vi ho detto che morirete nei vostri peccati.
Quanto Gesù dice ai Giudei, è detto ad ogni uomo che viene sulla nostra terra: “Se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”. Gesù non chiede di essere conosciuto come salvatore, redentore, messia, mediatore, profeta, uomo di Dio, suo Inviato. Chiede che venga conosciuto come vero Dio, vero Dio dei Giudei, vero Dio di ogni uomo. Vero Dio come vero Dio è il Padre. Come Dio si è rivelato a Mosè con il suo vero nome: “Io Sono”, “Io sono colui che sono”, così Gesù si rivela ai Giudei: “Io Sono”. “Io sono colui che sono”. “Io Sono” come il Padre mio è “Io Sono”. Chi non confessa questa verità di Gesù Signore morirà nei suoi peccati.
Perché non vi è salvezza per quanti non confessano che Gesù è “Io Sono?”. Non vi è salvezza perché la redenzione dell’uomo non è fatta né da Dio e né dall’uomo. Né Dio né l’uomo possono redimere, salvare l’uomo. La salvezza viene dal Dio che è uomo e dall’uomo che è Dio, dal vero Dio che è vero uomo e dal vero uomo che è vero Dio. Questa verità appartiene solo a Cristo Gesù. È Lui il solo vero Dio che è vero uomo ed è anche Lui il solo vero uomo che è vero Dio. Gesù non dovrà essere riconosciuto come vero inviato, vero mediatore, anche se unico ed esclusivo. Dovrà essere confessato, conosciuto, professato nella sua duplice verità di vero Dio e di vero uomo.
Se il solo Dio non può salvare, redimere, rigenerare l’uomo, è inutile che noi ci impegniamo tutti a cercare, definire, stabilire quali dovranno essere i tratti di questo unico e solo vero Dio che tutti possono adorare, anzi accogliere. Possiamo anche pensarci un Dio stupendo. Possiamo dipingercelo con tutti i colori delle verità di ogni religione. Possiamo realizzare un’opera di perfetto sincretismo. Questo Dio mai ci potrà salvare. È solo un Dio. Che sia vero o falso, inventato o reale, pensato o esistente per se stesso, mai ci potrà redimere. La salvezza non è il frutto del solo Dio, anche se Dio evoluto, aggiornato, impastato secondo le odierne necessità dell’uomo.
Se però anche il solo uomo mai potrà salvare, inutile cercare la redenzione dell’uomo nella nostra pura e semplice umanità. Ogni uomo è solo uomo. Non vi sono uomini sulla terra capaci di operare la salvezza. Anche i più grandi fondatori di religione, anche i più eccelsi ed elevati mediatori tra Dio e l’uomo, mai potranno salvare. Neanche Cristo Gesù potrebbe salvare se fosse solo vero uomo. Gesù è invece vero Dio e vero uomo, perfetto Dio e perfetto uomo. Lui è il Figlio Unigenito del Padre che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Chi non confessa questa verità, mai potrà ottenere la vera salvezza. Morirà nel suo peccato. Non ha riconosciuto il suo vero salvatore e redentore. Si è lasciato salvare da se stesso o da altri che mai potranno salvare. Né altri Dèi e né altri uomini. Nessun Dio è Salvatore e nessun uomo. È verità eterna. Cadere da questa verità è cadere dalla salvezza vera.
Ogni cristiano è obbligato a mostrare realmente, fisicamente, moralmente, spiritualmente, dottrinalmente, storicamente, attraverso la sua vita salvata e redenta, la verità di Cristo Salvatore e Redentore dell’uomo. È questa la testimonianza che lui di giorno in giorno e di secolo in secolo dovrà rendere all’unico e solo Redentore.
Vergine Maria Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri testimoni di Gesù.

NOVENA DI NATALE 16/24 DICEMBRE – 1 GIORNO.

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CLIKA 
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“O cieli, piovete dall’alto, o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti o terra e germina il Salvatore.

“Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”.  

PRIMO GIORNO

VIENI, BAMBINO GESU’

Cristo è venuto: eppure noi l’attendiamo ancora come già gli antichi figli di Israele. Cristo è in mezzo a noi: eppure noi viviamo l’esperienza dell’esilio, «sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore» (2 Cor 5,6).

Tutto il Nuovo Testamento è permeato di questa attesa del Cristo che deve venire e che sembra continuamente imminente. Ma il libro che riassume le attese di tutte le generazioni cristiane è l’Apocalisse, nei suoi ultimi passi.

Gesù verrà presto

«Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! Io, Gesù, ho mandato il mio Angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino» (Ap 22, 12-16).

Senza distinzioni e condizioni

Il mondo intero è nell’attesa e la nostra stessa preghiera deve essere protesa verso la venuta del Signore. In questo “Vieni, Bambino Gesù”, la nostra preghiera dovrebbe far proprie tutte le attese, le sofferenze fisiche e morali dell’umanità che vive accanto a noi. La sua venuta è, per ciascuno di noi, una realtà viva: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, verrò da lui, cenerò con lui ed Egli con me» (Ap 3,20). Se lasciamo entrare il Bambino, ci farà partecipi dei suoi doni e dei suoi beni; dirà una parola a ciascuno di noi.

Questa parola si rivolge a tutti, senza distinzioni e condizioni. Nonostante i nostri peccati passati, la nostra mediocrità, l’insensibilità spirituale, basta credere all’Amore. La grazia di Dio può porre rimedio a tutto. (J. Danielou)

Noi Ti invochiamo

In mezzo alle angustie del tempo presente
– Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

Nella speranza di contemplare in Cielo quelle realtà in cui gli Angeli bramano fissare lo sguardo.
– Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.Per noi stessi e per quanti attendono con fiducia la Tua venuta
– Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.Per il mondo intero e per gli uomini che ancora non Ti conoscono
– Noi Ti invochiamo, o Bambino Gesù.

O Bambino Gesù, degnati di accogliere la preghiera di quanti credono e sperano in Te; vieni presto a liberarci da questo nostro esilio, e riuniscici nel Tuo regno glorioso, dove Tu vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

Angeli

16 DICEMBRE 2018 III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C – GAUDETE Lc 3,10-18

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III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C – GAUDETE Lc 3,10-18

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 3,10-18)
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’annuncio profetico di Giovanni Battista trova un’eco in quelli che lo ascoltano. Vanno da lui per domandargli: “Cosa dobbiamo fare?”. Giovanni si rifà alla tradizione dei profeti e risponde che la condizione necessaria è il compimento del comandamento dell’amore del proprio prossimo, espressione reale dell’amore di Dio. Giovanni non esige la durezza della vita che egli conduce, non disapprova neanche le attività proprie ai laici che vanno verso di lui. Tuttavia, egli sa indicare a ognuno quello che deve convertire in se stesso, e come realizzare i propri doveri verso il prossimo, e nello stesso tempo indicare loro chiaramente dove risiedono l’ingiustizia e l’errore che devono essere superati.
Quando gli si domanda se egli è il Messia, Giovanni Battista risponde di no, e non accetta alcun legame alla sua persona, nessuna adesione personale qualunque essa sia. Con umiltà proclama che il Messia si trova sulla terra, che lui solo possiede il battesimo vero. Questo non si farà con l’acqua, ma con lo Spirito Santo e il fuoco, per tutti coloro che vorranno vivere la conversione completa. Solo il Messia potrà riunire il frumento e bruciare la paglia in un rogo, dettare il giudizio della misericordia. Giovanni non è neanche degno di slegare i suoi sandali; a lui, Giovanni, è stato solo chiesto di preparare il cammino del Signore.

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9 DICEMBRE 2018 II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 3,1-6

Avvento

9 DICEMBRE 2018 II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 3,1-6

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore.

2 Avvento

2 Avvento

RIFLESSIONI

La seconda domenica di Avvento presenta la figura di Giovanni Battista come segno della venuta della salvezza di Dio. La storia vive qui il suo culmine: il momento più atteso e più desiderato, il momento dell’annuncio del regno di Dio che comincia: il Messia sta per arrivare.
Nella tradizione dei grandi profeti dell’Antico Testamento, la parola di Dio è rivolta a Giovanni nel deserto. Giovanni – figlio di Zaccaria – diventa così profeta e precursore del Messia.
Malgrado le paure e il terrore che ispira, il deserto è, nella memoria religiosa del popolo di Israele, il luogo di riunione, dove Dio ha parlato al cuore del suo popolo, il luogo dove Dio è stato più che mai il pastore del suo gregge.
Del deserto Giovanni denuncia e ricorda l’identità religiosa più particolare del suo popolo: il Dio d’Israele è fedele al suo legame e mantiene le sue promesse di salvezza.
Convoca di nuovo i suoi nel deserto, per annunciare loro l’arrivo del Messia. Ma Dio si aspetta sempre dall’uomo un minimo di collaborazione ed esigerà da lui un battesimo di conversione, la purificazione dei suoi peccati, e lo sforzo di superare gli ostacoli che gli impediscono di vedere l’alba della salvezza.

8 Dicembre 2018 Sabato Della I Settimana di Avvento Anno C Lc 1,26-38

 

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Festa Immacolata

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

la Madonna di Lourdes

RIFLESSIONI

Quante volte abbiamo ascoltato questo brano del vangelo… eppure ogni volta sembra di esserci… di essere in quella stanza, di sentire lo svolazzare di ali dell’angelo… le avete sentite? Ve la immaginate la scena? Io me la immagino così… Maria che sta cucinando la cena sul fuoco, e pensa a Giuseppe che è il suo promesso sposo… Maria, anche se il Vangelo non lo dice, da altre fonti sappiamo che era una ragazzina di forse 14-15 anni… Così ce la possiamo immaginare meglio, beh certo non vestiva con i jeans che non esistevano ancora, forse avrà avuto una tunica e ce la immaginiamo che cucinava e forse mentre mescolava la zuppa… sognava la sua vita… pensava a Giuseppe… ah Giuseppe… Bello, fiero, forte, giusto (lo dice anche il vangelo che era un uomo giusto) e sognava della sua vita da sposata con lui, erano fidanzati e secondo la tradizione ebrea si sarebbero sposati in circa un anno e allora sarebbero andati a vivere insieme e magari avrebbero avuto dei figli e Giuseppe aveva già anche un lavoro ben avviato, una falegnameria…!
Beh? E che ci trovate di così straordinario in tutto questo? È normale che una ragazza giovane sogni di sposarsi, di vivere con il suo principe, magari di avere dei figli… tutto normale… come tante ragazze della sua età e come tante ragazze che oggi sono qui… tutto ordinario…
Ecco… ed è lì che mette radici lo straordinario, è lì che irrompe Dio nella storia di Maria, di Giuseppe e, siccome ogni irruzione di Dio non è mai un fatto privato, ecco che questa storia accaduta in una casetta piccola e normalissima di un paesino piccolo e normalissimo come Nazareth, diventa lo STRAORDINARIO di Dio… così che oggi ancora dopo più di 2000 anni la raccontiamo e ne traiamo ispirazione e salvezza per la nostra vita!
Insomma… Maria, donna ordinaria, stava nella sua casa ordinaria e riceve la visita di un angelo di Dio, l’arcangelo Gabriele che tra tutti gli angeli è quello incaricato di portare i messaggi da parte di Dio, che le dice delle parole che tutti abbiamo ripetuto sicuramente tante volte Ave Maria e poi le dice che Dio la vede molto bella perché vede che il suo cuore è buono ed è pronto ad accogliere un progetto grande e meraviglioso che però è un tantino diverso da quello che probabilmente aveva immaginato Maria…
Le annuncia che Dio l’ha scelta per essere la Madre di Gesù, Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, che porterà pace e salvezza addirittura in tutto il mondo…
…insomma… non una cosina da poco… ora, vi immaginate la faccia di Maria, i suoi mille pensieri, mille dubbi… Ma come posso essere incinta, io sono solo fidanzata con Giuseppe, non siamo ancora sposati e per la legge ebraica non possiamo andare a vivere insieme prima di un anno, e l’Angelo Gabriele gli spiega che tutto ciò avverrà per opera dello Spirito Santo, che è Dio e Dio sarà il padre in cielo di questo bimbo che nascerà. Le dice anche che il Signore è con lei, che non è sola e che l’ha riempita della Sua grazia, non deve temere… Beh, non si capisce dal testo se Maria abbia realmente compreso quello che stava succedendo e soprattutto se abbia valutato le conseguenze… ma quella frase… Non temere…. E anche Sei piena di grazia di Dio, Dio ti è vicino deve averla toccata nel profondo del cuore e sapete cosa è successo in quel momento? Che questo grandissimo progetto che Dio aveva pensato, il Salvatore che stava per venire al mondo, e tutto ciò che di grande gli evangelisti ci narrano…. Tutto tutto…. Era fermo…era sospeso….tutto il cielo e sicuramente anche Dio Padre tratteneva il fiato per aspettare la risposta di Maria! Cielo e terra in sospeso in attesa che Maria, una ragazzina di Nazareth, dicesse il suo fiat, dicesse il suo sì al progetto di Dio!
Perché’, sapete… Dio è grande e potente, addirittura onnipotente e il suo amore è così perfetto che ha lasciato Maria libera di scegliere. Poteva Maria dire di no? Certo! Ma quelle parole dell’angelo…. Non temere e quella garanzia che questa era cosa di Dio e che Dio le era vicina… sapete che è successo Non sappiamo se Maria abbia capito subito tutto, ma ha capito che era un progetto di Dio, proprio come fecero i grandi Padri e i grandi profeti dell’Antico Testamento, prescelti da Dio per compiere i Suoi progetti.
E con questa intuizione nel cuore Maria risponde come rispondevano loro: Sono la serva del Signore, avvenga di me ciò che tu dici Okay, ci sto! Questa cosa dev’essere bella, se Dio mi è vicino, sarà per il mio bene e non solo per il mio! Non me la lascio scappare, costi quel che costi!
E dai, angelo, corri a dire a Dio che ci sto, mi fido di Lui!
E l’angelo si allontanò da lei.
Capite la grandezza del Vangelo di oggi? Quel sì di Maria è la prima entrata di Gesù nella storia e ancora oggi Maria, Madre di Gesù e Madre di tutta la Chiesa e quindi Madre di ognuno di noi, si rivolge a noi dicendo:
Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!
Vi piace questa cosa Vi risuona nel cuore come frasi belle e vere? Certo! Le ha gridate al mondo Papa Benedetto XVI, proprio l’8 dicembre di tanti anni fa e oggi le facciamo risuonare anche quì e nel cuori di bambini, giovani e adulti perché’ ogni giorno Dio ci lascia liberi di scegliere, liberi ogni giorno di dire il nostro Sì a Dio, di trasformare ogni giorno ordinario in qualcosa di straordinario, certi che con Lui la nostra vita sarà piena, bella e sempre degna di essere vissuta.
Vogliamo, in questo giorno di festa, ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre nostra.

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6 Dicembre 2018 Giovedì della I settimana di Avvento Anno C Mt 7,21.24-27

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 7,21.24-27)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Parola del Signore.

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RIFLESSIONI

Ma colui che fa la volontà del Padre
Il tema del Vangelo odierna riassume la correlazione tra fede e opere. Tale correlazione si realizza sempre dall’ascolto della Parola di Dio. Dio-roccia è il fondamento su cui noi dobbiamo costruire. Potremmo costruire una casa senza le fondamenta? Certamente no! Potremmo anche approntare una sorta di fondamenta e costruirci sopra, ma poi quella casa si sbriciolerà o crollerà. Dall’altra parte, il verbalismo religioso, sia individuale che comunitario o liturgico, diventa una pia illusione, se non è convalidato dalla propria vita operosa e impegnata. Si può notare qui la differenza tra gli uomini che sono dediti con affanno all’attività e la vita composta del cristiano autentico che nell’impegno di attività nel mondo, non perde i contatti con il fondamento divino. Il Signore ha un metro diverso dal nostro: egli capovolge tutti i nostri valori umani, i principi terreni ed egoistici. Per un popolo abituato alle sabbie del deserto, la roccia salda è un’immagine plastica, suggestiva. E questa roccia è Cristo, pietra angolare su cui il Padre vuole costruire la «città forte». Il salmo 117 è tipicamente messianico e per gli ebrei al centro di questo, come degli altri salmi, c’è il popolo di Israele con la sua storia, per noi la lettura è Cristocentrica. Come Israele, Cristo è stato circondato dai nemici ma, confidando nel Padre, tali nemici sono stati sconfitti. Anche noi, uniti al Padre nel Figlio, possiamo sconfiggere i nostri nemici che non stanno fuori, ma dentro di noi. Ascoltiamo le parole ma mettiamole anche in pratica.

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5 Dicembre 2018 Mercoledì della I settimana di Avvento Anno C (Mt 15,29-37)

1° AVVENTO

5 Dicembre 2018 Mercoledì della I settimana di Avvento Anno C (Mt 15,29-37)

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 15,29-37)
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Parola del Signore.

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RIFLESSIONI

Gesù, di ritorno in Galilea da una predicazione nelle regioni di Tiro e Sidone, oltre i confini della Palestina, moltiplica nuovamente i pani (cf. Mt 14,13-21). Questa volta i destinatari non sono solo gli ebrei, ma anche i pagani scesi con lui in Galilea. L’evangelista annota, infatti, che, dopo la moltiplicazione dei pani, i presenti hanno glorificato il Dio del popolo d’Israele. Lo scopo del miracolo è di far capire che tutti, indistintamente, possono beneficiare della salvezza.
Anche i discepoli sembrano avere intuito la sproporzione del compito che, in prospettiva futura, sarebbe stato loro affidato. “Dove troveremo tutto il pane per sfamare tanta gente?”. Come faremo ora che i confini della Palestina sono stati infranti e culture diverse sono state incluse da Cristo nell’orizzonte della salvezza?
La domanda posta dai discepoli a Gesù è la stessa che l’uomo pone a Dio, dall’abisso della sua povertà. È la consapevolezza, che affiora spesso in noi, che senza di lui non possiamo fare nulla.
All’arduo lavoro per la conversione di noi stessi, al compito di testimoniare la nostra fede agli altri e di annunciare il vangelo a tutto il mondo che ci circonda, si pone come ostacolo la sproporzione delle nostre forze: dove troveremo, Signore, la capacità e il coraggio per dare una risposta al bisogno di verità, di giustizia, di amore dell’umanità intera?
Il nostro operare nel mondo può svolgersi secondo il disegno del Padre, senza provocare violenze e soprusi, solo se nel cuore sappiamo mantenere un atteggiamento profondamente religioso: quello di sapere che abbiamo sempre bisogno dell’aiuto del Signore.

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