Archivi del mese: luglio 2016

29 Luglio Santa Marta di Betania

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Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà.

Marta era sorella di Lazzaro e di Maria. Era questa una famiglia molto distinta e caritatevole che Gesù molto amava e sovente onorava con la sua presenza.
A Marta era affidata la cura delle faccende domestiche. Ella mostrava ogni impegno per servire bene Gesù, e S. Luca narra che una volta, vedendo che la sorella Maria non l’aiutava nelle sue faccende, si lamentò dolcemente col Maestro Divino dicendo:
«Signore, non t’importa che la mia sorella mi lasci sola a servire?». Ma Gesù, pur non biasimando la sua sollecitudine, le disse: «Marta, Marta, tu ti affanni e t’inquieti di troppe cose. Una sola cosa è necessaria».
Alla morte del fratello Lazzaro le due sorelle rimasero molto contristate e non c’era chi potesse consolarle nel loro dolore. Fosse almeno stato presente Gesù! Egli, avvisato, non era ancora ritornato. Ma quattro giorni dopo, ecco arrivare il Maestro. «Marta, narra l’evangelista S. Giovanni, appena seppe della venuta di Gesù, gli andò incontro, mentre Maria se ne stava in casa a piangere. Disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche ora so che tutto quello che domanderai a Dio, te lo concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Rispose Marta: Lo so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. E Gesù: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morto vivrà e chi vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? Ella rispose: Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figliuolo di Dio vivo, che sei venuto in questo mondo».
Gesù, per rinfrancare la fede di Marta e di Maria e per mostrare ai Giudei ch’egli era veramente padrone della vita e della morte, giunto al sepolcro, disse ai circostanti: « Togliete la pietra ». E a Marta che gli osservava: «Signore, già puzza, perchè da quattro giorni è lì». Gesù rispose: «Non ti ho detto che se credi. Vedrai la gloria di Dio?». Gesù richiamò in vita Lazzaro, e «molti Giudei, conclude l’Evangelista, venuti da Maria e da Marta, avendo visto quanto aveva fatto Gesù, credettero in Lui». Non si può certo descrivere la gioia delle due sorelle nel riavere vivo il loro amato fratello che tanto avevano pianto. Esse per tutta la vita serbarono al Redentore la più viva gratitudine.
Molto probabilmente Marta fu presente al Calvario con sua sorella Maria, e con lei vide il Salvatore risorto. Dopo l’Ascensione di Gesù al cielo, Marta, con la sorella Maria ed il fratello Lazzaro, fu dai Giudei gettata in mare, perchè venisse sommersa dalle onde; ma la nave miracolosamente protetta e guidata giunse incolume nel golfo di Marsiglia. In questa città S. Marta fondò una comunità di vergini che governò santamente, finchè ricca di meriti, il 29 luglio dell’84, passò al gaudio sempiterno. Le sue reliquie si venerano a Tarascona, sul Rodano.

Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo.

Nel Vangelo secondo Giovanni vi sono tante confessioni di fede. Tutti però conducono all’ultima, quella finale, che è poi lo scopo di tutto: “Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20,30-31).
C’è come un crescendo in Giovanni. Ogni testimone che segue aggiunge qualcosa a ciò che è stato detto in precedenza e così si avanza verso la perfezione della conoscenza di Gesù Signore. Questa progressione o completezza la troviamo tutta nel primo capitolo: “Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. – Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». – Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. – Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». – Gli replicò Natanaele: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo»” (Cfr Gv 1,29-51). Alla fine della vita pubblica di Gesù Marta riassume le testimonianze precedenti e le esprime in una sola formula: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Leggiamo il testo:
E molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Cosa manca a questa confessione di fede per essere perfetta? Manca ciò che vi aggiunge Giovanni: “… Perché credendo, abbiate la vita nel suo nome”. Non basta dire che Gesù è il Figlio di Dio, il suo Unigenito, che si è fatto carne, che abita in mezzo a noi. Occorre aggiungere che la vita è nel suo nome e che essa ci è data mediante la professione della fede nella sua verità completa. Cristo Gesù è la vita del mondo, la luce, la grazia, la pace, il pane della vita, l’acqua che disseta. È tutto questo in quanto vero Dio e vero uomo. Non basta allora la fede di Marta per essere salvati. Essa è ancora non perfetta. È perfetta nella verità personale di Cristo Gesù. È ancora da rendersi esplicita nella relazione di Gesù con ogni uomo. Questa relazione è di vita eterna, salvezza, risurrezione, pace, grazia, verità, ogni altro dono celeste. Cristo è la via per cui tutto il Cielo passa nel nostro cuore. Questa fede oggi si è persa. Molti sono i predicatori che asseriscono una verità dell’uomo senza Cristo ed anche una possibilità di vita. Questo è impossibile. Perché solo Lui è la vita, la grazia, la verità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi, fateci di fede perfetta.

26 Luglio Santi Gioacchino e Anna

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I GENITORI DI MARIA

“Facciamo l’elogio degli uomini illustri” dice il Siracide, ma sappiamo ben poco dei genitori di Maria: anche per loro si verifica la legge del segreto, del silenzio, del nascondimento che Dio ha applicato alla vita di Maria e alla maggior parte della vita storica di Gesù.
I Vangeli apocrifi parlano delle loro difficoltà ed è logico pensare che certamente Dio li ha chiamati a partecipare al mistero di Gesù, di cui hanno preparato l’avvento; però ora rimane loro solo la gioia e la gloria di essere stati genitori della Madonna. E un incoraggiamento alla nostra fiducia: Dio è buono e nella storia dell’umanità, storia di peccato e di misericordia, ciò che resta alla fine è la gioia, è il positivo che egli ha costruito in noi.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, ma di dura cervice, perché in questo popolo fiorisse Maria, meraviglioso fiore di santità, e da lei Gesù. E la più grande manifestazione dell’amore misericordioso di Dio.
Diciamo al Signore la nostra riconoscenza e la nostra gioia: noi siamo coloro che hanno la beatitudine di vedere “quello che molti profeti e giusti hanno desiderato vedere”.
La parola definitiva di Dio è stata pronunciata in Cristo e noi possiamo contemplare il suo mistero, ancora nella fede, ma già compiuto in lui.

23 Luglio Santa Brigida Di Svezia

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Santa Brigida nacque in Svezia nel 1303. Sposata in giovane età, ebbe otto figli che educò con cura esemplare. Associata al Terz’Ordine di san Francesco, dopo la morte del marito, si diede a una vita più ascetica, pur rimanendo nel mondo. Fondò allora un ordine religioso e, messasi in cammino verso Roma, fu per tutti esempio di grande virtù. Intraprese pellegrinaggi a scopo di penitenza e scrisse molte opere in cui narrò le esperienze mistiche da lei stessa vissute. Morì a Roma nel 1373.

Oggi la Chiesa celebra la memoria di Santa Brigida da Svezia, una delle protettrici della nostra Europa. A lei affidiamo il difficile periodo che stiamo vivendo, ritornando all’essenziale che è la fede.
Ieri Maria maddalena e oggi santa Brigida: la Chiesa ha bisogno di riscoprire il carisma femminile che tanto ha caratterizzato certi momenti luminosi della sua storia. Brigida ha una storia straordinaria: sposa a 14 anni, dopo avere avuto otto figli ed essere rimasta vedova, vive un periodo di solitudine e preghiera durante il quale riceve della rivelazioni personali. Cristo le chiede di fondare un nuovo ordine monastico misto: due comunità, una maschile e una femminile, con un unico luogo di preghiera e, scandalo nello scandalo, con un unico abate. Donna. Ovviamente la regola incontrerà innumerevoli resistenze e non potrà mai essere vissuta così come Brigida l’aveva concepita. Trasferitasi a Roma, passerà diversi anni ad evangelizzare: di lei ancora hanno un ottimo ricordo a Napoli, dove convincerà la regina e la corte ad assumere atteggiamenti più consoni alla vita cristiana. Pellegrina a Gerusalemme, Brigida vivrà l’ultimo periodo di vita annunciando la riforma della Chiesa. Chiediamole, davvero, di aiutare la Chiesa contemporanea ad essere un po’ meno maschilista e a lasciare emergere lo specifico del mondo femminile nella nostra pastorale.

22 Luglio Santa Maria Maddalena

Raccontaci, Maria che hai visto sulla via

Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-2.11-18)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto. Parola del Signore.

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RIFLESSIONI

Accanto alla Vergine Madre, Maria Maddalena fu tra le donne che collaborarono all’apostolato di Gesù (Lc 8, 2-3) e lo seguirono fino alla croce (Gv 19, 25) e al sepolcro (Mt 27, 61). Secondo la testimonianza dei vangeli, ebbe il privilegio della prima apparizione di Gesù risorto e dallo stesso Signore ricevette l’incarico dell’annunzio pasquale ai fratelli (Mt 28, 9-10); Gv 20, 11-18). La sua memoria è ricordata il 22 luglio nel martirologio di Beda e dai Siri, dai Bizantini e dai Copti.

Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino
Il cristiano non è un adoratore di verità assolute, immutabili, eterne. Sarebbe questa la peggiore delle idolatrie. Adorerebbe una verità senza il suo Autore, il suo Creatore, il suo Dio. Lui è il cercatore inquieto nel cuore e nello spirito di Cristo Gesù, fonte unica del suo amore, della sua verità, della sua giustizia, della sua speranza. Non si può credere in una verità. Né la verità la si può adorare. Si deve credere in una persona. La persona nella quale si crede va cercata, bramata, desiderata. Verso essa sempre tendere, finché non sia divenuta vita della nostra vita, spirito del nostro spirito, anima della nostra anima. La vita si compie in questa fede e in questa ricerca.

Maria di Màgdala non cerca la verità di Cristo, se è risorto, non è risorto. Lei cerca Lui. È Lui il suo amore, la sua vita, la sua speranza, la sua gioia. A Lei non serve una verità in più su Cristo. A Lei serve Cristo in persona. È Lui che vuole trovare, incontrare, con Lui parlare, a Lui manifestare il suo cuore, a Lui svelare la sua anima. Quando avrà incontrato Cristo, sarà Lui a dirle ogni verità sulla sua persona. Questa ricerca di Cristo è stata, è alquanto trascurata. Ci accontentiamo di una qualche verità aggiornata. Siamo soddisfatti quando diciamo frasi ad effetto sulla sua religione. Senza la costante, inquieta, sempre agli inizi ricerca di Cristo, la nostra religione sarà un vuoto cosmico.
Sempre Gesù si lascia trovare da chi lo cerca con cuore inquieto, senza pace, senza mai darsi per vinto. Maria di Màgdala vede il Signore. Giovanni nel suo Vangelo la pone come modello della vera ricerca di Gesù. È questa infatti la vera religione: una costante, ininterrotta, perseverante ricerca dell’amato della propria anima. Senza questa ricerca, non saremo mai persone capaci di vera salvezza. Abbiamo un cuore vuoto e con esso non si può parlare del Vangelo, non si può dare Cristo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci veri cercatori di Gesù.

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

http://www.iosonolalucedelmondo.it/il-vangelo-del-giorno/     MARTA E MARIA

Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose,
ma una cosa sola è necessaria.
Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Parola del Signore.

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Il Signore non cerca servitori ma amici.
Mentre erano in cammino, una donna di nome Marta lo accolse nella sua casa.
Ha la stanchezza del viaggio nei piedi, il dolore della gente negli occhi. Allora riposare nella frescura amica di una casa, mangiare in compagnia sorridente, è un dono, e Gesù lo accoglie con gioia.
Quando una mano gli apre una porta, lui sa che lì dentro c’è un cuore che si è schiuso. Ha una meta, Gerusalemme, ma lui non “passa oltre” quando incontra qualcuno, si ferma. Per lui, come per il buon Samaritano, ogni incontro diventa una meta, ogni persona un obiettivo importante.
A Betania il maestro è accolto da donne che non venivano accolte come discepole dai maestri del tempo. Entra nella loro casa: la casa è scuola di vita, il luogo dove la vita nasce e si conclude, dove celebra le sue feste più belle, dove Dio parla nel quotidiano, nei giorni delle lacrime e in quella della danza dei cuori. E il Vangelo deve diventare vero non ai margini della vita, ma nel cuore di essa.
Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Sapienza del cuore di donna, intuito che sceglie ciò che fa bene alla vita, ciò che regala pace, libertà, orizzonti e sogni: la Parola di Dio
Mi piace immaginare Maria di Betania e Gesù totalmente presi l’uno dall’altra: lui a darsi, lei a riceverlo. E li sento tutti e due felici, lui di aver trovato un cuore in ascolto, lei di avere un rabbi tutto per sé. Lui totalmente suo, lei totalmente sua.
A Maria doveva bruciare il cuore quel giorno. Da quel momento la sua vita è cambiata. Maria è diventata feconda, grembo dove si custodisce il seme della Parola, apostola: inviata a donare, ad ogni incontro, ciò che Gesù le aveva seminato nel cuore.
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose. Gesù, affettuosamente, rimprovera Marta. E lo fa contraddicendo non il servizio, ma l’affanno; non contestando il cuore generoso, ma l’agitazione.
Quelle parole ripetono a tutti noi: attento a un troppo che è in agguato, a un troppo che può sorgere e ingoiarti, che affanna, che toglie libertà e distoglie dal volto degli altri.
Marta – sembra dirle Gesù – prima le persone, poi le cose. Non sopporta che sia confinata in un ruolo di servizio, affogata nei troppi impegni: tu, le dice, sei molto di più; tu puoi stare con me in una relazione diversa. Tu puoi condividere con me pensieri, sogni, emozioni, conoscenza, sapienza, Dio.
«Maria ha scelto la parte migliore», si è liberata e ha iniziato dalla parte giusta il cammino che porta al cuore di Dio, dall’ascolto. Perché Dio non cerca servitori, ma amici; non cerca delle persone che facciano delle cose per lui, ma gente che gli lasci fare delle cose, che lo lasci essere Dio.

16 Luglio Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

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La solennità della Beata Vergine del Carmine si celebra il 16 luglio, in ricordo dell’apparizione e della consegna dello scapolare a S. Simone.

Oggi è onorata la Vergine Maria, madre e decoro del Carmelo. Oggi i suoi figli diletti ne ricordano i benefici. Oggi la stella del mare brilla dinanzi ai figli quale segno di sicura speranza e di consolazione.

Celebrando la solennità della beatissima Madre di Dio e supplichiamo con fiducia Cristo Signore e diciamo:

Per la Madre del Carmelo ti preghiamo, ascoltaci.

Signore che hai detto: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli”.
– fa’ che imitiamo in povertà di spirito Maria, tua serva, e meritiamo di diventare ricchi di Te solo.

Signore che hai detto: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”,
– fa’ che imitando la purità della Vergine, possiamo contemplare sempre il volto del Padre.

Signore che hai detto: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”.
– fa’ che, pellegrini nella notte della fede, aderiamo a Te con Maria, beata per la fede, e crediamo sempre al tuo amore per noi.

Signore che hai detto: “Bisogna sempre pregare, senza stancarsi”.
– insegnaci a pregare, affinché perseverando unanimi nella preghiera con Maria, custodiamo sempre nel cuore la Tua parola e l’annunciamo ai fratelli.

Signore che hai detto: “Vi do un comandamento nuovo: amatevi come io vi ho amati”.
– fa’ che, collaboratori con Maria all’opera della Redenzione, non esitiamo a dare la vita per i fratelli e siamo un cuor solo e un’anima sola.

Signore che dalla croce, indicando Maria, hai detto a Giovanni: “Ecco tua Madre”.
– fa’ che riconosciamo Maria come madre della grazia, la riceviamo come l’Apostolo, vivendo nell’intimità con Lei.

Signore che hai detto: “Voglio che coloro che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io”.
– Concedi che tutti i fedeli possano gioire senza fine con te e con lei nella gloria del Padre.

Benedetta sei tu, figlia, davanti a Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra. Davvero la tua lode non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno per sempre la potenza di Dio. Dio dia esito felice a tua perenne esaltazione, ricolmandoti di beni, in riconoscimento della prontezza con cui hai esposto la vita di fronte all’umiliazione della nostra stirpe e hai sollevato il nostro abbattimento, comportandoti rettamente davanti al nostro Dio.

14 Luglio San Camillo de Lellis Sacerdote Protettore di: malati, ospedali, personale ospedaliero

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14 Luglio San Camillo de Lellis Sacerdote Protettore di: malati, ospedali, personale ospedaliero

Annunziato da un sogno nasceva il 25 maggio del 1550 a Bucchianico nella diocesi di Chieti San Camillo de’Lellis.

Perdette la madre in giovane età e presto anche il padre e quindi si spiega come il piccolo Camillo, abbandonato a se stesso, abbia avuto una giovinezza assai libera fino a quando il Signore lo chiamò a mutar vita nell’anno 1574.

Appena l’età glielo permise, si diede al mestiere già esercitato da suo padre e che per S. Camillo’ fu fatale. Appassionandosi infatti ognor più al gioco, e in esso arrischiando grosse somme, il poveretto si trovò ridotto in breve alla povertà più estrema. Abbandonò quindi il mestiere delle armi e per sostentarsi si ridusse a far il manovale in un convento di Cappuccini. Il guardiano, vedendolo di buona indole, gli fece una paterna ammonizione, che Camillo ascoltò con umiltà. Gettatosi poi ai piedi del frate, promise di riparare il male compiuto. Infatti dopo alcuni giorni di riflessione e di preghiera, chiese di essere ammesso tra i figli di S. Francesco e potè vestire l’abito dei Cappuccini.

Ma una ferita riportata da soldato al collo del piede, resa sempre più molesta per l’urtare continuo che vi faceva l’abito, lo costrinse ad abbandonare il convento.
Fu duro pel fervoroso novizio deporre quell’abito, Abbandonare quel luogo, ma rimessosi interamente alle disposizioni della Divina Provvidenza si recò a Roma. Qui era il campo del suo apostolato.

Sotto la direzione di S. Filippo Neri passò al servizio degli incurabili nell’ospedale di S. Giacomo e lì maturò l’idea di fondare una Congregazione di religiosi con l’unico scopo di servire gl’infermi. Perciò, benchè di età già avanzata, circa il 1580 si mise a frequentare con i fanciulli i primi corsi di studi. I condiscepoli, giovani e spensierati, lo deridevano, ma Camillo fu costante ed ebbe la gioia di divenire sacerdote.

Le sue maniere affabili e dolci gli attirarono alcuni altri sacerdoti ed il Santo potè dar principio alla vagheggiata Congregazione dei Chierici Regolari ministri degli infermi.

Non è facile dire il bene che questi religiosi hanno fatto e fanno nella Chiesa: S. Filippo Neri li diceva non uomini, ma angeli in carne, tant’era la loro delicatezza e premura cogli infermi.

Il cuore di S. Camillo esultava vedendo tanti dolori leniti e tante anime soccorse proprio negli estremi momenti, ed era sempre il primo al letto degli infermi per prodigare le sue cure sapienti. Il Signore premiò questo zelo col dargli il dono dei miracoli e della profezia che il Santo usò per alleviare le miserie umane.

Consumato dalle privazioni e dalle fatiche, e colpito contemporaneamente da cinque diversi penosissimi mali da lui chiamati « le misericordie del Signore », passò a ricevere il premio della sua laboriosa vita il 14 luglio del 1614 in età di 64 anni.

Benedetto XIV l’iscrisse nell’albo dei Santi, e Leone XIII lo dichiarò celeste patrono di tutti gli ospedali.

PRATICA.
Benefichiamo, visitiamo, solleviamo i poveri nelle loro pene, per poter udire nel giorno del giudizio da Gesù le consolanti parole: «Ebbi fame e mi saziaste, ebbi sete e mi deste da bere, fui ignudo e mi vestiste, infermo e carcerato e mi visitaste… venite ora al premio che vi ho preparato».

PREGHIERA.
O Dio, che decorasti S. Camillo della prerogativa di una singolare carità, a favore delle anime sofferenti, deh! infondici per suoi meriti lo spirito del tuo amore, affinchè nell’ora della nostra morte meritiamo di vincere il nemico e di giungere alla corona celeste. 

11 Luglio San Benedetto da Norcia Abate, patrono d’Europa

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S. Benedetto, padre del monachismo d’Occidente, restauratore dello spirito cristiano dei suoi tempi, nacque a Norcia, nell’Umbria, dalla nobile famiglia Anicia nel 480. Inviato a Roma per addottorarsi nelle discipline liberali, tosto si ritirò dal mondo. Prese dimora nello speco di Subiaco ove rimase per tre anni nascosto e ignoto a tutti, conducendo vita penitente e angelica. Essendosi sparsa la fama della sua santità, alcuni monaci si posero sotto la sua guida sapiente ed illuminata. Ma la sua condotta era un continuo rimprovero e uno stridente contrasto con la loro vita rilassata. Non volendo essi sottomettersi ai suoi richiami, tentarono di avvelenarlo: però, fatto egli, come era suo costume, il segno della croce, il bicchiere che gli veniva presentato si spezzò.

Allora il nostro Santo si ritirò nuovamente nella solitudine, e accorrendo a lui gran numero di discepoli, dovette costruire dodici monasteri. Si trasferì poi a Montecassino, ove fondò quel celebre monastero, meraviglia di bellezza e di arte, da cui partirono i primi apostoli benedettini. Qui creò la sua nota regola nella quale si organizzava nei minimi particolari la vita dei monaci all’interno di una “corale”, questa filosofia dava nuova ed autorevole sistemazione alla complessa, ma spesso vaga e imprecisa, precettistica monastica precedente. I concetti principali erano due stabilitas loci (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero) e la conversatio(la buona condotta morale, la pietà reciproca e l’obbedienza all’abate), il “padre amoroso” (il nome deriva proprio dal siriaco abba, “padre”) mai chiamato superiore, e cardine di una famiglia ben ordinata che scandisce il tempo nelle varie occupazioni della giornata durante la quale la preghiera e il lavoro si alternano nel segno del motto ora et labora (“prega e lavora”).

S. Benedetto fu dotato da Dio del dono della profezia: predisse. Tra l’altro le gesta e il tempo della morte a Totila, re del Goti. Pochi mesi prima predisse la propria morte: sei giorni innanzi si fece aprire il sepolcro; il sesto giorno, portatosi in chiesa a ricevervi l’eucarestia, spirò tra le braccia dei suoi monaci. La sua anima fu vista salire al cielo su un fulgore di luci mentre un uomo diceva: «Questa è la via per cui Benedetto ascende al cielo». Aveva oltre sessanta anni.

« S. Benedetto, scrive D. Guéranger, è il padre dell’Europa perché egli per mezzo dei suoi figli numerosi come le stelle del cielo e l’arena del mare, ha rialzato gli avanzi della società romana, schiacciata sotto l’invasione dei barbari; ha presieduto allo stabilimento del diritto pubblico e privato delle nazioni, ha portato il Vangelo e la civiltà nell’Inghilterra, nella Germania, tra i popoli del Nord e perfino tra gli Slavi; ha distrutto la schiavitù, insegnata l’agricoltura e salvato infine il deposito delle lettere e delle arti dal naufragio che sembrava inghiottirle senza speranza di salvezza ».

Tanto fu grande il suo spirito di mortificazione ed estrema e delicata la sua purezza, che non esitò a ravvolgersi tra le spine per vincere una violenta tentazione.

Grandissima fu la sua prudenza di legislatore e di direttore di anime: egli è uno dei quattro grandi patriarchi d’Occidente e le sue regole sono tutt’ora adottate e seguite da molte famiglie religiose.

L’ordine religioso fondato da S. Benedetto si estese in tutto il mondo, e diede un numero grandissimo di santi, papi, vescovi e personaggi illustri. Tra i santi benedettini più celebri si annoverano S. Mauro Abate e S. Placido Martire, S. Willibrodo, S. Vifrido, S. Ruberto, S. Bonifazio, S. Gregorio Magno, S. Agostino di Canterbury, per non dire di tanti altri.

PRATICA.
Da questo Santo impariamo la prontezza e l’estrema decisione nello scacciare le tentazioni.

PREGHIERA.
Deh! Signore, ci renda accetti l’intercessione del San Benedetto, affinché quello che non possiamo con i nostri meriti, lo conseguiamo per il suo patrocinio

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C IL BUON SAMARITANO

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E chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,25-37

Un dottore della legge si alzò per mettere Gesù alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: « Va e anche tu fa lo stesso».

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Rifettiamo

La parabola del buon samaritano disorienta molte convinzioni, manifesta il cuore di chi ama Dio o vuole solo servirsi di Dio e offre la visione della disponibilità dei non credenti, dopo averli considerati sempre molto lontani. Il samaritano aiuta l’uomo mezzo morto per amore di Dio, compie un gesto sicuramente non prevedibile.

I samaritani erano considerati eretici dagli ebrei, il motivo era dovuto al loro distacco dall’ebraismo e avevano creato un loro culto, inoltre avevano tradito la razza ebraica sposando anche non ebrei e per i giudei si trattava di un tradimento irreparabile. L’odio comunque era reciproco.

La lite tra ebrei e samaritani era antica, sostanzialmente questi ultimi non erano inclusi nel patto della Legge, di cui Mosè era stato mediatore al Monte Sinai e lui era un ebreo. Quelli della regione di Samaria si distaccarono successivamente e consideravano parola di Dio i primi cinque libri delle Scritture, il Pentateuco.

Essi osservavano la loro Pasqua e la loro Pentecoste sul Monte Gherizim nel distretto della Samaria invece di recarsi come tutti gli ebrei a Gerusalemme nel tempio. La disputa tra ebrei e samaritani era acerrima, per questo gli Apostoli rimasero sorpresi quando videro Gesù che parlava con una samaritana, la donna più volte sposata, vicino al pozzo di Giacobbe.

Per una maggiore comprensione del testo biblico, leggiamo i primi versetti del capitolo 4 di Giovanni che riguardano questo incontro.

«Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni -sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli-, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe.

Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: “Come mai Tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

Gesù le rispose: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere!, Tu stessa gliene avresti chiesto ed Egli ti avrebbe dato acqua viva”» (Gv 4,1-10).

Abbiamo una spiegazione biblica dell’avversione vicendevole tra ebrei e samaritani, ed era impensabile che uno arrivasse ad aiutare l’altro, proprio nella strada che da Gerico scende a Gerusalemme, percorso ancora oggi pericoloso e fastidioso.

Gesù inserisce nella parabola la figura del samaritano per spiegare agli ebrei che Lo ascoltavano, che si può ricevere aiuto in modo imprevedibile, con un’azione che può rompere gli schemi e far risaltare qualcosa che si considerava impossibile.

Gesù oggi ci dice che Lui agisce quando meno ce lo aspettiamo e quando tutto sembra finito. Gesù proclama che è sempre vicino a noi!

Il samaritano viene chiamato buono quando per nessun ebreo poteva esserlo, proprio perché samaritano.

Però è il samaritano a compiere un gesto che il sacerdote del tempio e il cantore/lettore sempre del tempio, si sono guardati bene dall’attuare. Per gli ebrei era un emarginato mentre il samaritano mise in pratica il Comandamento dell’amore. Conosceva infatti i Comandamenti che Dio diede a Mosè e il suo agire era conseguenza di uno spirito religioso.

Lo stesso gesto di aiutare l’uomo mezzo morto è un atto di pietà grandioso, senza farsi calcoli di convenienza e opportunità. L’uomo ferito poteva essere un brigante gettato a terra, poteva reagire contro lui o lo stesso samaritano poteva essere accusato di avere compiuto l’agguato.

Senza calcoli il samaritano attua la legge dell’amore. Ha tutto da perdere secondo gli uomini, ma davanti a Dio compie un gesto eroico.

Ognuno di noi deve essere un buon samaritano e raccogliere con amore quanti si trovano spiritualmente per terra e non posseggono la capacità di rialzarsi perché feriti a morte. L’intelletto è accecato, la vita interiore sconvolta, la volontà senza guida, i pensieri orientati esclusivamente alle trasgressioni.

Queste persone innanzitutto devono sentirsi amate e mai condannate, come se fossero irrimediabilmente condannate all’inferno.

È Gesù a dirci che il suo intervento può stravolgere una situazione già apparentemente definitiva. Lui può cambiare la vita di persone incorreggibili, ma occorrono anime generose, capaci di pregare molto per essi e, se hanno un amore senza limiti, devono fare anche dei sacrifici per ottenere il miracolo della conversione.

Anche se l’amore a Gesù è primario, il vero amore deve manifestarsi nelle opere, rimane comunque questo il consenso necessario per accedere a livelli spirituali elevati. Il rinnegamento e la rinuncia a quanto non è indispensabile ma sregolato, rimangono assolutamente essenziali per vivere la Parola di Dio.

La domanda posta a Gesù dal dottore della Legge non era inopportuna anche se non pienamente sincera, perché gli ebrei si erano creati 613 leggi, intesi come comandamenti. Alle dieci Leggi date da Dio a Mosè, avevano aggiunto una moltitudine di prescrizioni che arrecavano maggiore sbandamento spirituale.

La domanda nasceva dalla confusione che regnava in tutte queste norme. “E chi è mio prossimo?”.

Non conosceva il prossimo pur essendo un esperto della Legge ebraica, davvero un paradosso. Ma la sua intuizione lo spingeva verso l’interpretazione contraria ai samaritani. Da qui l’inserimento nella parabola del samaritano da parte di Gesù.

Noi non possiamo escludere nessuno dal nostro amore e dalle nostre preghiere. Lo insegna Gesù e la sua Parola è Verità.

“Io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (Mt 5,44).

“A voi che ascoltate, Io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano” (Lc 6,27).

“Se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso” (Lc 6,33).

“Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché Egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi” (Lc 6,35).

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

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XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,1-12.17-20

Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che in quel giorno Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse: «Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli».

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RIFLETTIAMO

Il Vangelo di San Luca e uno dei Vangeli canonici del Nuovo Testamento ed è suddiviso in 24 capitoli. La definizione più bella data a questa redazione è il Vangelo della misericordia per la presenza di alcune parabole straordinarie come quella del figliol prodigo e del buon Samaritano.
Il Vangelo di San Luca è più profondo degli altri tre, la sua narrazione è approfondita e racconta episodi che nessun altro presenta, come molti particolari degli avvenimenti che riguardano la Madonna, San Giuseppe e San Giovanni Battista.

Ancora più importante risulta per i racconti dell’infanzia di Gesù, descrivendo meravigliosamente l’Annunciazione e un avvenimento che riguarda Gesù a dodici anni, quando si fermò nel Tempio ad istruire gli sbalorditi dottori della Legge.

È il Vangelo che presenta tre bellissime preghiere: il Magnificat, il Benedictus ed il Nunc dimittis.

Questa redazione di San Luca è completa perché inizia con la narrazione delle nascite miracolose di Giovanni Battista e di Gesù, e con uno stile semplice e intenso descrive la vita di Gesù, soffermandosi in molti punti interessanti e catechetici del suo ministero.

Si sofferma abbastanza sulla predicazione di Gesù e mette in risalto con rifinita maestria i suoi miracoli e gli esorcismi praticati su moltissimi indemoniati. Racconta la rivelazione di Gesù della sua Divinità sul monte, quando apparvero Mosè ed Elia ed avvenne la sua trasfigurazione.

La lettura del Vangelo di San Luca è determinante per conoscere inizialmente l’Uomo Gesù per poi arrivare a identificarlo con Dio.

Questo esercizio lo avranno fatto molti pagani. Anche per questo il Vangelo presenta con molta delicatezza i tratti virtuosi di Gesù, mostrandolo come l’Uomo in cui si trova la spiegazione di tutto.

Presenta Gesù pieno di bontà e con una amabilità diversa se non opposta a quella umana.

Il brano del Vangelo di oggi ci presenta con precisa periodicità il richiamo di Gesù alle messe. Per messe in questo caso si intende quanto si raccoglie come frutto di un’attività, è il raccolto abbondante di grano nella circostanza data da Gesù.

Quando le spighe sono giunte a maturazione si passa alla mietitura, è il tempo della messe, intendendo un raccolto abbondante.

Il campo è il mondo e in esso vi è abbondantissima mietitura pronta da raccogliere ma mancano gli operai! Ed è compito nostro pregare il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Gesù dà un avvertimento che vale soprattutto in questi tempi: vi mando come agnelli in mezzo a lupi. L’atteggiamento che bisogna mostrare è quello che ha utilizzato il Signore, rimanendo agnelli nella bontà e in tutte le virtù che però mettono paura ai lupi e li fanno fuggire.

Sono indicazioni date agli Apostoli che dobbiamo accogliere per agire con una Fede forte, valida ad ottenere grandi miracoli.